venerdì 14 settembre 2007

La risposta (per le rime)

Ecco la mia risposta all'organizzazione del Festival. Se ci saranno sviluppi vi farò sapere!

____________________________________________________________________

Ciao Giovanna,
tutto bene, grazie.
Allora... cominciamo con ordine.
Riguardo ai dati che mi hai mandato sulla pubblicità fatta al Festival, mi fido, certo, ma a questo punto non capisco cosa non abbia funzionato. Io, e le altre tre ragazze che firmano la lettera e che sono state lì, ripeto, non abbiamo visto alcuna locandina nei dintorni del paese. E certo Compiano non è un paese su di una strada principale da cui la gente passa e si ferma per "vedere cosa c'è".
All'incrocio tra l'Aurelia (mi pare... non sono brava con le strade, comunque la via principale che passa in mezzo a tutti quei paesi) e la strada per Compiano non c'era alcuna indicazione del Festival. E questo ci è dispiaciuto, perché avrebbe giovato molto, secondo noi, al successo della manifestazione.
Il pubblico, poi, era decisamente scarso. Forse siamo noi ad essere abituate a standard diversi. Forse era la posizione delle nostre botteghe un po’ svantaggiata. O forse la pubblicità che è stata fatta a noi artigiani è stata fatta “troppo bene”! Voglio dire che, da come era descritto l’evento da voi e nei siti internet che abbiamo visitato, a tutte noi sembrava che dovesse essere una specie di “Mercantia” (famosissimo evento a Certaldo, in provincia di Siena) di Compiano. Sembrava che ci dovessero essere davvero spettacoli tutto in giro per il paese. Fatti da girovaghi o no, questo non importa, basta che gli spettacoli fossero ben riusciti! Che ci dovesse essere una vera atmosfera di festa. E che alle precedenti edizioni avessero davvero partecipato moltissime persone, sia come mercanti che come pubblico.
L’impressione che abbiamo avuto poi in realtà è stata davvero di desolazione.
E se posso parlare in tutta sincerità, non credo che voi non sapevate realmente quanta affluenza aspettarvi. Le altre due ragazze, con cui io e Giovanna firmiamo la lettera, vi avevano espressamente richiesto di essere presenti lo stesso nostro week-end (28-29 luglio) e la vostra risposta è stata che le botteghe erano già tutte complete. Quando noi siamo state lì, e qui parlo di entrambi i week-end, un sacco di botteghe erano chiuse (o per lo meno quelle aperte erano veramente poche, erano davvero tutte lì?). Nel tal caso è segno che pochi avevano avuto voglia di venire a lavorare lì e voi non sapevate come riempire il paese.
E le persone con cui abbiamo parlato si lamentavano tutte dell’affluenza al Festival. Una donna, che possiede un negozio nei dintorni, la domenica è venuta molto tardi e ci ha detto: “Che dovrei tenere chiuso a fare un negozio in cui vendo per tenere aperta una bottega in cui non viene nessuno?”
Mi sembra emblematico.
Le due ragazze accanto a me e Giovanna (avevano la bigiotteria in ceramica e prenotato tutto il mese) erano furiose per via del fatto che (anche a loro!) il paese sembrava deserto e le botteghe mezze chiuse, quando l’impressione che gli era stata data da voi era di un grande evento.
Le uniche persone che ci hanno detto di aver venduto abbastanza erano molto vicine alla piazzetta e/o, quasi totalmente, non vendevano oggetti artigianali. (Anche qui: non dovevano essere solo botteghe artigiane secondo la pubblicità?)
Comunque, non ci stiamo lamentando di quanto abbiamo venduto in sé. Perché quello sarebbe dipeso solamente da noi, se ci fosse stata un’adeguata pubblicità all’evento. Questa è stata l’impressione di noi che firmiamo l’e-mail: la pubblicità che è stata fatta al pubblico è stata insufficiente. E quella fatta ai mercanti è stata eccessivamente edulcorata. Sarà pure il vostro lavoro quello di rendere accattivanti gli eventi, ma poi o li rendete davvero speciali come avevate promesso, o accettate le lamentele e le critiche.
Poi, quando ci avete scritto per chiederci di venire anche il week-end precedente al nostro? E’ evidente a questo punto che le botteghe aperte erano davvero poche. E lo sapevate. Non era un problema tenerne chiusa “una” il primo giorno di Festival, ma tenerne chiuse “troppe”.
Capisco perfettamente che organizzare un evento sia cosa molto complessa e sia una bella soddisfazione quando si riesce a tenere tutto insieme, ma qui davvero non ha funzionato qualcosa e non credo che possiate difendere così a spada tratta il lavoro che avete fatto.
Ho riletto, tra l’altro, la pagina di myspace.com in cui c’è scritto questo: “Compiano sarà ogni sabato e domenica ricca di spettacoli di musica, artisti di strada, musicisti e ballerini itineranti, poeti, burattinai, comici, maghi e cabarettisti... il cui intervento costituirà la struttura portante dell’evento. Si vivrà un’atmosfera fiabesca nel paese che farà da perfetta cornice al Festival, facendo rivivere particolari emozioni ai partecipanti e immergendoli magicamente in una dimensione fantastica.”
Ora, a parte il fatto che tutti questi spettacoli e tutta questa atmosfera non c’erano (nonostante il paese sia delizioso): ognuno ha i suoi gusti, ma a noi lo “spettacolo di cabaret” è sembrato alquanto inadeguato per il pubblico presente. Non andrò oltre. Solo una cosa. Ero presente al presunto inizio dello spettacolo di sabato pomeriggio. E’ stato presentato come “una prova”.
Il sabato 28 luglio, poi, c’è stato un altro spettacolo di giocoleria che poteva essere fatto da chiunque non fosse un giocoliere o un clown, vista l’abilità dei tali.
La domenica replica del cabaret, coro e degustazione di cioccolata.
Almeno c’era la cioccolata a consolarci!
Valentina e Chiara mi hanno raccontato che nemmeno gli spettacoli del loro week-end sono stati di particolare qualità e il pubblico sembrava più basito che interessato.
Se ne conclude che forse non vi siete curati abbastanza di sapere quanto fossero valide le persone che stavate invitando e vi siete fidati della loro pubblicità.
Ma insomma, non siamo noi quattro a dovervi dire come si fa il vostro lavoro. Ci siamo fidate molto e siamo rimaste altrettanto deluse.
Per quanto riguarda il prezzo della bottega, ribadisco totalmente che se fosse stato fatto un lavoro migliore di pubblicità avremmo potuto lamentarci solo con noi stesse per non essere abbastanza brave come artigiane o venditrici. Ma la gente non c’era. Non ce ne era. Quindi chiedere 40 euro a persone che poi si ritrovano in un paese semi deserto, in una bottega senza luce fino alle 20 (quando era pubblicizzata con la luce) e in cui non passa nessuno nemmeno di sabato sera(!!), a quel punto sì, è davvero un furto.
Altrove sarebbe stato da considerare quasi gratis un prezzo di 40 euro a week-end, ma “altrove” (vedi Mercantia) le cose funzionano molto diversamente.
Credo che a questo punto sia tutto quello che avevamo da dirti.
Se vorrete interessarvi alle nostre critiche e prendere atto degli errori fatti, penso che farete un grande atto di umiltà.

A presto,

Camilla Silvestri
Giovanna Venturi
Valentina Clarvarezza

Chiara Carta

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao Camilla!
molto carino il tuo blog, complimenti ;)le tue disavventure a compiano mi ricordano purtroppo le mie, ai vari piccoli mercatini che ho potuto fare. Questo è dovuto secondo me, in maniera generale, alla differenza di interesse tra il comune organizzatore dell'evento e quello del venditore: te stai lì per vendere e il comune cerca soltanto di animare le proprie strade.

La posizione dei venditori nelle botteghe non mi sembra ottima per vendere, perché "imbosca" il banco e rende più difficile ancora il contatto con il pubblico che deve prendere l'iniziativa di entrare, invece di trovarsi il banco "sotto il naso"; questo ancora di più se le botteghe erano poche e sparse.

Per quanto riguarda la quantità di gente , come lo esprimi nel tuo post , un numero di persone sostanzioso è necessario per raggiungere delle vendite "decenti", però la presenza di molte persone non garantisce per forza delle vendite importanti. Per aver fatto il mercatino di Mercantia a Certaldo so che la vendita può essere difficile anche in un contesto ottimo. Parlando con altri venditori so che alcuni ci hanno addirittura rimesso. E questo nonostante un banco molto fornito, dei prezzi giusti e la presenza di un folla continua per tutti i 4 giorni. Ho potuto vedere anche a quantità di persone uguali, alcuni giorni si e' venduto pochissimo, per non dire niente e altri di più, senza poter darci una spiegazione.
Questo per dire che in ogni caso la vendita sui mercatini di prodotti artigianali è molto dura e i fattori che fanno che vendi o non vendi sono difficili da capire, almeno per me che ho poca esperienza.
Sui mercatini pero’ qualcuno che vende sempre e a colpo sicuro è il venditore di porchetta; quindi per fare un po’ d’incasso basta comprare un bel camioncino squadrato di quelli disegnati da un bambino, un bel maialone,e via!